Premetto che la mia storia non vuole essere un attacco ai ginecologi d’Italia, che su molti fronti sono preparatissimi e ottimi medici. Si tratta di una testimonianza, spero ce ne siano di diverse da questa, sulla gestione e il trattamento delle pazienti con Sindrome Premestruale moderata/severa.
Ho perso il conto dei ginecologi girati. Sono stata in tre diverse regioni d’Italia alla ricerca del “ginecologo che mi prendesse sule serio”, di quello che “non se la cavasse con i soliti due consigli sull’alimentazione e l’attività fisica”, di quello “a cui non dovessi spiegare IO cos’è la sindrome premestruale (seria)”.
La frustrazione cresce, nessuno ti dà retta, nessuno ti considera, ti ascolta davvero. Sembra che tu vada lì a lamentarti di un leggero (?) mal di testa che con un po di antidolorifico se ne va. I nostri sintomi per una grande maggioranza di loro “rientrano nella normalità”. Ebbene, no. Soffrire come un cane e stare male metà del mese, metà della tua vita non rientra nella normalità. Poi ti dicono “lei forse è un po stressata”, “lavora troppo”, “sarà il peso della famiglia da gestire” fino ad arrivare al faditico, ormai insopportabile “MAGARI SI PRENDA DUE GOCCINE” (di calmanti, di anti-despressivi e farmaci simili).
I più disinvolti poi arrivano a lavarsene le mani con la scusa della terminologia con la quale LA BESTIA viene definita nei diversi manuali, nei diversi paesi, dalle diverse correnti di pensiero e finiscono per indirizzarti verso i colleghi PSICHIATRI pensando che i nostri problemi sorgano nella nostra testa e non nelle nostre ovaie.
NO. A seconda della fase del mio ciclo, le mie risposte potevano variare da un “Grazie, arrivederci” alle seguenti opzioni – più o meno verbalizzate: 1) Le goccine le dia a sua moglie. 2) Vada a farsi un corso di aggiornamento. Siamo nel 2018. 3) Dallo psichiatra ci vada lei. 4) Io in palestra ci vado già, ci si iscriva lei piuttosto.
Tutto ciò, spesso, dopo aver lasciato sulla loro scrivania dai 150 ai 250 euro.
Sembra che per il ginecologo “medio”, la Sindrome Premestruale esista ma solo nella sua forma lieve, nel suo stadio di BESTIOLINA domabile con un po di yoga, con gli integratori giusti, al massimo con una pillola anticoncezionale QUALSIASI – invece ormai sappiamo che la scelta dell’anticoncezionale giusto è fondamentale nella terapia della PMS. E’ vero che si procede per gradi ed occorre sicuramente fare dei tentativi per vedere come il nostro corpo reagisce ad un determinato tipo di intervento, ma spesso dopo un paio di prove il ginecologo “medio” si arrende. E la paziente anche. Forse perchè non c’è un “piano” dietro a questi tentativi, un punto di arrivo consapevole. Non ci sono Linee Guida da seguire. Il ciclo continua.
Quante di noi sanno che la BESTIA esiste e la ginnastica non basta? Quante di noi hanno provato pillole che hanno peggiorato i sintomi invece di alleviarli? Quante si sono sentite dire “vada a vedere uno psichiatra” sentendosi prese in giro e abbandonate dal medico che invece dovrebbe essere il più vicino a noi, il responsabile del nostro perscorso di guarigione.
Concludo con il concetto di DIRITTO ALLA CURA, si tratta di questo. Abbiamo il diritto di essere ascoltate, di essere diagnosticate correttamente, di conoscere piani terapeutici adeguati che non si limitino a standardizzare tutte noi sotto l’etichetta del “normale disagio prima del ciclo”.
Essere una minoranza CONSIDEREVOLE di donne che soffrono di Sindrome Premestruale moderata/severa non esclude il fatto di avere il diritto di essere seguite e curate per far sì che la nostra qualità di vita migliori, per essere quello che veramente siamo, libere di essere noi stesse nella nostra interezza. Uscire dalla PMS è possibile. Basta ritrovare il “ginecologo perduto”.